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Se sei un ricco pensionato, goditi la vecchiaia.

Se avessi dovuto spendere i soldi necessari ad acquistare il nuovo (nuovo?) lavoro dei Pink Floyd, a quest’ora non sarei tanto sereno. Probabilmente starei pensando che mi sono stati rubati dei soldi. Probabilmente .
Andiamo con ordine. Un album e’una raccolta, curata e ordinata, di brani nuovi o rimasterizzati,  o cover, oppure versioni live o alternate tracks. Questo “the infinite river”, disco dal nome vanamente pomposo, invece non è un album. E’un taccuino di appunti, in cui i pinkies hanno raccolto del materiale che-a loro dire- non aveva trovato posto nei dischi precedenti. Ci credo, o provo a farlo. Parliamo delle sensazioni che evoca: la prima e’di incompletezza, si percepisce chiaramente che sono tracce a cui manca qualcosa, nella maggior parte dei casi la voce, o parte di orchestrazione, e si sente. Altra sensazione e’quella di ascoltare un fantasma partorito da rifiuti del lavoro fatto su “ wish you were here”, uno dei lavori più belli dei PF, a mio avviso, un disco visionario, rivoluzionario, sperimentale, completo, bellissimo. Ma, nel 2014, i suoni che sono contenuti in “the infinite river” non possono essere definiti innovativi, non sono pop, sono suoni e atmosfere che si trovano in qualunque compilation tipo café del mar. Un disco di suoni chillout o lounge, ma senza personalità, senza beat, senza anima. Per cui vi sconsiglio di acquistarlo; ascoltarlo, per curiosità scientifica, si. E detto questo torno a battermi il petto insistendo sul fatto che sono e resto innamorato delle sonorità e delle atmosfere dei Pink Floyd, e che considero questa raccolta di appunti solo una bieca operazione commerciale organizzata dalla casa discografica per tirar su qualche palata di euro, tradendo la fiducia e le aspettative dei fruitori delle opere floydiane. Ci voleva altro, ci voleva un disco impattante come il già citato wish you were here oppure il sognante the dark side of the moon: nessuno penso si aspettasse qualcosa di epico e storicamente impattante come The Wall, ma questo The infinite river e’ proprio una delusione. E se sei in pensione e stai pensando ad altro, come collezionare costose auto d’epoca, non andare a solleticare i fans, non è onesto.

Se sei un ricco pensionato, goditi la vecchiaia.

Se avessi dovuto spendere i soldi necessari ad acquistare il nuovo (nuovo?) lavoro dei Pink Floyd, a quest’ora non sarei tanto sereno. Probabilmente starei pensando che mi sono stati rubati dei soldi. Probabilmente .
Andiamo con ordine. Un album e’una raccolta, curata e ordinata, di brani nuovi o rimasterizzati,  o cover, oppure versioni live o alternate tracks. Questo “the infinite river”, disco dal nome vanamente pomposo, invece non è un album. E’un taccuino di appunti, in cui i pinkies hanno raccolto del materiale che-a loro dire- non aveva trovato posto nei dischi precedenti. Ci credo, o provo a farlo. Parliamo delle sensazioni che evoca: la prima e’di incompletezza, si percepisce chiaramente che sono tracce a cui manca qualcosa, nella maggior parte dei casi la voce, o parte di orchestrazione, e si sente. Altra sensazione e’quella di ascoltare un fantasma partorito da rifiuti del lavoro fatto su “ wish you were here”, uno dei lavori più belli dei PF, a mio avviso, un disco visionario, rivoluzionario, sperimentale, completo, bellissimo. Ma, nel 2014, i suoni che sono contenuti in “the infinite river” non possono essere definiti innovativi, non sono pop, sono suoni e atmosfere che si trovano in qualunque compilation tipo café del mar. Un disco di suoni chillout o lounge, ma senza personalità, senza beat, senza anima. Per cui vi sconsiglio di acquistarlo; ascoltarlo, per curiosità scientifica, si. E detto questo torno a battermi il petto insistendo sul fatto che sono e resto innamorato delle sonorità e delle atmosfere dei Pink Floyd, e che considero questa raccolta di appunti solo una bieca operazione commerciale organizzata dalla casa discografica per tirar su qualche palata di euro, tradendo la fiducia e le aspettative dei fruitori delle opere floydiane. Ci voleva altro, ci voleva un disco impattante come il già citato wish you were here oppure il sognante the dark side of the moon: nessuno penso si aspettasse qualcosa di epico e storicamente impattante come The Wall, ma questo The infinite river e’ proprio una delusione. E se sei in pensione e stai pensando ad altro, come collezionare costose auto d’epoca, non andare a solleticare i fans, non è onesto.

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