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Audio Note Az Two; a volte le cose buone si dimenticano

Le avevo viste nel negozio Sound Machine, di Stefano Serralunga, a Milano. Usate, vendute a prezzo modico. Riconate di recente. Mi avevano sempre incuriosito. Tanti anni fa, quasi venti, avevo avuto in casa le AN-E, sempre di Audio Note, ma con i Burmester che avevo allora il suono non mi soddisfaceva fino in fondo. Nel frattempo molte cose sono cambiate nel mio impianto domestico (come peraltro è cambiato il suono Burmester odierno rispetto a quello dei finali 878 e del pre 897 che avevo allora, ma questo c’entra poco con le Az Two) e più andavo da Stefano, più mi veniva voglia di mettere mano al conto corrente. La cifra richiesta era un terzo del prezzo di listino attuale e ora della fine, guarda oggi, guarda domani, le ho comprate e le ho issate sino in casa. 
Collegate, mi sono trovato davanti ad una bella porzione del suono AN che conosco, un bel suono chiaro, con una facilità di emissione notevole; ma forse non le avevo “esplorate” a sufficienza e dopo qualche mese, causa anche un sovraffollamento di casse acustiche in giro per casa che mi impedivano una regolare convivenza con la mia Signora moglie e perché erano le più voluminose che avevo, ho pensato di disfarmene, vendendole ad un amico che le avrebbe date a suo fratello per ascoltare un genere di musica definito “tùnz-tùnz-tùnz”, quindi musiche da ballo o giù di lì (che sono poi quelle che io ascolto in auto, visto che sono un fedelissimo di Disco Radio). Poi, recentemente, il fratello dell’amico ha cambiato casa e le casse sono tornate libere e le ho ricomprate. In realtà, subito dopo averle vendute mi ero reso conto che erano entrare sottopelle e che ne avrei sentito la mancanza.
Comunque ora sono tornate a casa e sono collegate all’impianto.
La finitura è proprio economica ed anzi nella versione Cherry è anche piuttosto bruttarella anzichenò. Gli altoparlanti sono il consueto woofer in cellulosa tipico delle produzioni di Audio Note (è lo stesso montato sulla versione entry level della AN-E) da 8 pollici e un tweeter a cupola da 1,8 cm di diametro montato sotto il woofer. Il carico del basso è a tromba, come ci dice il produttore. Praticamente, guardando dalla grande porta posteriore, non si vedono gli altoparlanti che sono celati da un pannello che scende verso il basso della cassa, dove c’è una feritoia dalla quale le frequenze basse passano all’altra porzione di cassa acustica per poi uscire dalla porta posteriore. L’interno della cassa e tutto ricoperto di materiale smorzante. La morsettiera è predisposta per il bi-wiring. Alte 90 cm, sono dotate di punte da serrare.
Che dire? Che sono casse timbricamente sane, ben estese in frequenza, ma che soprattutto suonano con grande facilità. Quest’ultima è la caratteristica più evidente; uno ascolta e non si chiede se la dinamica ci sia o meno. Tutto fila via liscio, anche i contrasti più ampi (ovviamente riferito ad un ascolto in ambiente domestico; se avete una piazza d’armi rivolgetevi ai veri grandi sistemi a tromba, che quando ben posizionati e ben alimentati, non li batte nessuno) sono restituiti con facilità.
Le voci sono molto belle e comunicano un senso di verità che a questo prezzo uno non si aspetta proprio. Facili da pilotare anche perché piuttosto efficienti (93 db, secondo il produttore) non disdegnano l’amplificazione potente, ma lavorano bene anche con ampli di non esorbitante potenza. Le ricordo, ascoltate anni fa, amplificate con l’OTO SE di Audio Note, altro apparecchietto che terrei in casa molto volentieri (è forse l’Audio Note che prediligo). E sono corrette al punto che si sentono anche tanti piccoli particolari che spesso, con altre casse meno “libere”, restano un po’ costretti.
Valvole. Si, certo, nascono per andare con le valvole, ma non disdegnano anche amplificazioni a stato solido, purché non troppo spinte in alto e reggono tranquillamente massicce dosi di potenza, restituendo orchestre sinfoniche sufficientemente credibili, portando ad una rapida crisi gli ambienti meno curati.
Le ho amplificate con il duo Spectral (DMC12 e DMA50), con il duo Olimpia Audio Guglielmo II/Wyred 4 Sound ST 250 e devo dire che le preferisco con il secondo (così come mescolando le amplificazioni, preferisco il pre Olimpia Audio con il DMA50 piuttosto che il DMC12 con il Wyred 4 Sound). La pienezza del suono del preamplificatore Olimpia Audio dà maggior soddisfazione finale; diciamo che avvicina di più ad un suono “vero”.
Quanto al posizionamento, in casa mia, messe in angolo e orientate come dice AN il suono è un po’ gonfio sul basso; fermo ma gonfio. Preferisco una moderata e non troppo accentuata distanza dalla parete posteriore. E anche per l’orientamento, piuttosto che puntare davanti al punto d’ascolto, preferisco tenerle quasi parallele perché la scena sembra più alta e non si perde in focalizzazione di voci e strumenti.
Bi-wiring? Preferisco il mono-wiring; il bi ammorbidisce il suono. Se piace …
Comunicative. Questo l’aggettivo che mi viene costantemente in mente quando le ascolto. In una formale correttezza passa tanto del pathos della registrazione, rendendo godibile la riproduzione; e questo anche ai volumi infimi che si devono tenere dopo certi orari. Questi sono i diffusori passati per casa che meno di tutti sembrano nascondere anche a volumi bassissimi, da ascolto notturno.
Perché questo scritto e perché sul blog? Semplice: sul blog perché le casse acustiche sono mie personali e questo scritto perché ci sono apparecchi che non sono considerati e invece dovrebbero esserlo. Il che non vuol dire che tutti debbano avere le Az Two in casa perché ognuno resta libero di scegliere quel che gli pare; ma se c’è in casa un buon ampli (penso agli NVA, ai piccoli nostrani Syntesis, per fare degli esempi) non troppo potente, le Az Two possono essere papabili. Peraltro le si trovano, non senza qualche difficoltà, usate a prezzo basso. Quello di listino è un po’ alto se si considera la finitura (siamo sui 1700 € la coppia di street price, forse qualcosa meno), soprattutto la Cherry, perché la Black e la Noce danno un effetto di “meglio rifinito”, ma che alla fine dei conti, considerando il risultato, pare anche giustificato.
Insomma, un piccolo tributo ad un prodotto che mi soddisfa e che alla faccia di chi propala che AN debba andare solo con AN, io uso con un bel finale in classe D, vivendo felice e soddisfatto.
Saluti a tutti
Domenico


Audio Note Az Two; a volte le cose buone si dimenticano

Le avevo viste nel negozio Sound Machine, di Stefano Serralunga, a Milano. Usate, vendute a prezzo modico. Riconate di recente. Mi avevano sempre incuriosito. Tanti anni fa, quasi venti, avevo avuto in casa le AN-E, sempre di Audio Note, ma con i Burmester che avevo allora il suono non mi soddisfaceva fino in fondo. Nel frattempo molte cose sono cambiate nel mio impianto domestico (come peraltro è cambiato il suono Burmester odierno rispetto a quello dei finali 878 e del pre 897 che avevo allora, ma questo c’entra poco con le Az Two) e più andavo da Stefano, più mi veniva voglia di mettere mano al conto corrente. La cifra richiesta era un terzo del prezzo di listino attuale e ora della fine, guarda oggi, guarda domani, le ho comprate e le ho issate sino in casa. 
Collegate, mi sono trovato davanti ad una bella porzione del suono AN che conosco, un bel suono chiaro, con una facilità di emissione notevole; ma forse non le avevo “esplorate” a sufficienza e dopo qualche mese, causa anche un sovraffollamento di casse acustiche in giro per casa che mi impedivano una regolare convivenza con la mia Signora moglie e perché erano le più voluminose che avevo, ho pensato di disfarmene, vendendole ad un amico che le avrebbe date a suo fratello per ascoltare un genere di musica definito “tùnz-tùnz-tùnz”, quindi musiche da ballo o giù di lì (che sono poi quelle che io ascolto in auto, visto che sono un fedelissimo di Disco Radio). Poi, recentemente, il fratello dell’amico ha cambiato casa e le casse sono tornate libere e le ho ricomprate. In realtà, subito dopo averle vendute mi ero reso conto che erano entrare sottopelle e che ne avrei sentito la mancanza.
Comunque ora sono tornate a casa e sono collegate all’impianto.
La finitura è proprio economica ed anzi nella versione Cherry è anche piuttosto bruttarella anzichenò. Gli altoparlanti sono il consueto woofer in cellulosa tipico delle produzioni di Audio Note (è lo stesso montato sulla versione entry level della AN-E) da 8 pollici e un tweeter a cupola da 1,8 cm di diametro montato sotto il woofer. Il carico del basso è a tromba, come ci dice il produttore. Praticamente, guardando dalla grande porta posteriore, non si vedono gli altoparlanti che sono celati da un pannello che scende verso il basso della cassa, dove c’è una feritoia dalla quale le frequenze basse passano all’altra porzione di cassa acustica per poi uscire dalla porta posteriore. L’interno della cassa e tutto ricoperto di materiale smorzante. La morsettiera è predisposta per il bi-wiring. Alte 90 cm, sono dotate di punte da serrare.
Che dire? Che sono casse timbricamente sane, ben estese in frequenza, ma che soprattutto suonano con grande facilità. Quest’ultima è la caratteristica più evidente; uno ascolta e non si chiede se la dinamica ci sia o meno. Tutto fila via liscio, anche i contrasti più ampi (ovviamente riferito ad un ascolto in ambiente domestico; se avete una piazza d’armi rivolgetevi ai veri grandi sistemi a tromba, che quando ben posizionati e ben alimentati, non li batte nessuno) sono restituiti con facilità.
Le voci sono molto belle e comunicano un senso di verità che a questo prezzo uno non si aspetta proprio. Facili da pilotare anche perché piuttosto efficienti (93 db, secondo il produttore) non disdegnano l’amplificazione potente, ma lavorano bene anche con ampli di non esorbitante potenza. Le ricordo, ascoltate anni fa, amplificate con l’OTO SE di Audio Note, altro apparecchietto che terrei in casa molto volentieri (è forse l’Audio Note che prediligo). E sono corrette al punto che si sentono anche tanti piccoli particolari che spesso, con altre casse meno “libere”, restano un po’ costretti.
Valvole. Si, certo, nascono per andare con le valvole, ma non disdegnano anche amplificazioni a stato solido, purché non troppo spinte in alto e reggono tranquillamente massicce dosi di potenza, restituendo orchestre sinfoniche sufficientemente credibili, portando ad una rapida crisi gli ambienti meno curati.
Le ho amplificate con il duo Spectral (DMC12 e DMA50), con il duo Olimpia Audio Guglielmo II/Wyred 4 Sound ST 250 e devo dire che le preferisco con il secondo (così come mescolando le amplificazioni, preferisco il pre Olimpia Audio con il DMA50 piuttosto che il DMC12 con il Wyred 4 Sound). La pienezza del suono del preamplificatore Olimpia Audio dà maggior soddisfazione finale; diciamo che avvicina di più ad un suono “vero”.
Quanto al posizionamento, in casa mia, messe in angolo e orientate come dice AN il suono è un po’ gonfio sul basso; fermo ma gonfio. Preferisco una moderata e non troppo accentuata distanza dalla parete posteriore. E anche per l’orientamento, piuttosto che puntare davanti al punto d’ascolto, preferisco tenerle quasi parallele perché la scena sembra più alta e non si perde in focalizzazione di voci e strumenti.
Bi-wiring? Preferisco il mono-wiring; il bi ammorbidisce il suono. Se piace …
Comunicative. Questo l’aggettivo che mi viene costantemente in mente quando le ascolto. In una formale correttezza passa tanto del pathos della registrazione, rendendo godibile la riproduzione; e questo anche ai volumi infimi che si devono tenere dopo certi orari. Questi sono i diffusori passati per casa che meno di tutti sembrano nascondere anche a volumi bassissimi, da ascolto notturno.
Perché questo scritto e perché sul blog? Semplice: sul blog perché le casse acustiche sono mie personali e questo scritto perché ci sono apparecchi che non sono considerati e invece dovrebbero esserlo. Il che non vuol dire che tutti debbano avere le Az Two in casa perché ognuno resta libero di scegliere quel che gli pare; ma se c’è in casa un buon ampli (penso agli NVA, ai piccoli nostrani Syntesis, per fare degli esempi) non troppo potente, le Az Two possono essere papabili. Peraltro le si trovano, non senza qualche difficoltà, usate a prezzo basso. Quello di listino è un po’ alto se si considera la finitura (siamo sui 1700 € la coppia di street price, forse qualcosa meno), soprattutto la Cherry, perché la Black e la Noce danno un effetto di “meglio rifinito”, ma che alla fine dei conti, considerando il risultato, pare anche giustificato.
Insomma, un piccolo tributo ad un prodotto che mi soddisfa e che alla faccia di chi propala che AN debba andare solo con AN, io uso con un bel finale in classe D, vivendo felice e soddisfatto.
Saluti a tutti
Domenico

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