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Christopher Hogwood, un ricordo

E’ scomparso il 23 scorso il M° Christopher Hogwood.
L’hanno definito il von Karajan del barocco e forse hanno ragione; padrone incontrastato per almeno un decennio della musica di quell’epoca, ha forgiato molti ad un certo gusto per la musica barocca fatta di perfezione formale e di eleganza.
Ascoltato dal vivo più volte, quel che piaceva in lui era l’essere sempre sorridente, sempre comunicativo, come se quella comunicazione attraverso il viso passasse agli strumentisti dell’Academy of Ancient Music che lo ricambiavano.
Inutile scrivere troppe parole.
Restano nella storia recente dell’interpretazione musicale il Messiah di Haendel da lui registrato negli anni 70 (e degli studi che hanno portato a quella esecuzione fece tesoro anche Colin Davis per la sua esecuzione di fine anni 60). Freschezza, comunicatività, accentazione, fraseggio accurato, spogliato da ogni espressione tetra, l’ascolto del Messiah di Hogwood scivolava e scivola via liscio, dall’Ouverture, passando per il Comfort Ye My People, per l’Oh Thou That Tellest Good Tidings, all’intensa aria He Was Despised, fino a giungere a quella meraviglia che è la fuga finale, il lunghissimo, bellissimo Amen. E le Sinfonie di Beethoven che a suo tempo divisero la critica in un nettissimo pro o contro; io ero e sono pro. Non sostituiscono quelle di karajan, ma vi si affiancano.
Ma certo non si possono dimenticare Vivaldi e l’Estro Armonico, l’integrale delle Sinfonie di Mozart, Telemann (altro autore con il quale Hogwood a mio avviso aveva un particolare feeling) e quella che per me resta la più bella esecuzione dei concerti per violino di Johann Sebastian Bach, con Schroder e Hirons ai violini. Ma anche molto altro.
Chiudo con una sola parola per il Maestro: grazie.

Domenico

Christopher Hogwood, un ricordo

E’ scomparso il 23 scorso il M° Christopher Hogwood.
L’hanno definito il von Karajan del barocco e forse hanno ragione; padrone incontrastato per almeno un decennio della musica di quell’epoca, ha forgiato molti ad un certo gusto per la musica barocca fatta di perfezione formale e di eleganza.
Ascoltato dal vivo più volte, quel che piaceva in lui era l’essere sempre sorridente, sempre comunicativo, come se quella comunicazione attraverso il viso passasse agli strumentisti dell’Academy of Ancient Music che lo ricambiavano.
Inutile scrivere troppe parole.
Restano nella storia recente dell’interpretazione musicale il Messiah di Haendel da lui registrato negli anni 70 (e degli studi che hanno portato a quella esecuzione fece tesoro anche Colin Davis per la sua esecuzione di fine anni 60). Freschezza, comunicatività, accentazione, fraseggio accurato, spogliato da ogni espressione tetra, l’ascolto del Messiah di Hogwood scivolava e scivola via liscio, dall’Ouverture, passando per il Comfort Ye My People, per l’Oh Thou That Tellest Good Tidings, all’intensa aria He Was Despised, fino a giungere a quella meraviglia che è la fuga finale, il lunghissimo, bellissimo Amen. E le Sinfonie di Beethoven che a suo tempo divisero la critica in un nettissimo pro o contro; io ero e sono pro. Non sostituiscono quelle di karajan, ma vi si affiancano.
Ma certo non si possono dimenticare Vivaldi e l’Estro Armonico, l’integrale delle Sinfonie di Mozart, Telemann (altro autore con il quale Hogwood a mio avviso aveva un particolare feeling) e quella che per me resta la più bella esecuzione dei concerti per violino di Johann Sebastian Bach, con Schroder e Hirons ai violini. Ma anche molto altro.
Chiudo con una sola parola per il Maestro: grazie.

Domenico

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