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Mozart, Harnoncourt e il Requiem

Correva l’anno …

Era il 1982 ed il buon Harnoncourt decise che era giunta l’ora di lasciare fissato nei solchi di un lp il suo pensiero sul Requiem di W.A. Mozart.

Quel Requiem, reso ancora più “inquietante” dalle scene del film Amadeus di Milos Forman, aveva bisogno di una revisione, di una “svecchiata” e Harnoncourt (affettuosamente detto Harno) prese la palla al balzo e con il suo Concentus Musicus Wien, qualche musicista aggiutivo, il coro di Stato di Vienna, il soprano Rachel Yakar, il mezzosopranoo Ortrun Wenkel, il “tenore di sempre” Kurt Equiluz ed il bassso Robert Holl registrò la sua prima versione del Requiem.

Detto che i solisti sono tutti molto bravi e con delle voci molto belle (correttamente angelica la Yakar) e che Equiluz anche qui ha il suono al quale ci ha abituati nel ciclo delle Cantate, delle Passioni e degli Oratori bachiani sempre con Harnoncourt, con anche quel modo di emettere il suono in “forte” già all’attacco,  così caratteristico e rinonoscibile, quel che colpisce in questa esecuzione è la tensione che, tramite un’accentazione dinamica portata quasi all’esasperazione, dà un senso di disperazione, certo di terrore per il passaggio dalla vita terrena a quella, ignota, dell’Aldilà.

Sin dall’attacco del Requiem Aeterna questa senzasione di paura è presente, per giungere tale e quale al Lachrimosa (bellissimo, quasi lacerante). La cosiddettà seconda parte, ovvero quella portata a compimento dall’allievo di Mozart Franz Sussmayr e che si dice parta con il Sanctus, ha un’aria parecchio diversa: non so, ma più ascolto la direzione di Harrno e più mi par di sentirgli dire “ecco, dopo il Lachrimosa si dice che Mozart sia morto. La  paura di Mozart è finita e ora Sussmair è un’altra persona, con una diversa concezione della morte e quindi cambio registro”.

Io sono maleducato, lo dico smpre. Quando assisto al Requiem di Mozart, forse complici anche le immagini del film di Foreman, con il Genio Mozart gettato in fossa comune, quasi la sua genialità fosse stata incompresa dai suoi coevi, mi alzo dopo il Lachrimosa e lascio la sala. Ognuno ha le sue piccole manie ed una delle mie è proprio questa.

La registrazione la si trova, non senza quale difficoltà, nell’originale vinile di Telefunken e riversata in CD nel catalogo mid-price della Elatus. Metto entrambe le foto, cosicché non si confonda questa esecuzione con altre successive di Harnoncourt che però non mi paiono mantenere la tensione emotiva che ha questa, che rappresenta proprio una diversa visione rispetto ai vari Gardiner, Hogwood ecc per i baroqueux o Karajan, Celibidace, Davies o Bernstein per i moderni.

Visto che il blog si chiama Hi-Fi e Musica, un accenno anche alla tecnica che è valida, con solo quale effetto di spostamento di alcuni elementi che saltuariamente prendono il sopravvento.

Un cordiale saluto

Domenico

Mozart, Harnoncourt e il Requiem

Correva l’anno …

Era il 1982 ed il buon Harnoncourt decise che era giunta l’ora di lasciare fissato nei solchi di un lp il suo pensiero sul Requiem di W.A. Mozart.

Quel Requiem, reso ancora più “inquietante” dalle scene del film Amadeus di Milos Forman, aveva bisogno di una revisione, di una “svecchiata” e Harnoncourt (affettuosamente detto Harno) prese la palla al balzo e con il suo Concentus Musicus Wien, qualche musicista aggiutivo, il coro di Stato di Vienna, il soprano Rachel Yakar, il mezzosopranoo Ortrun Wenkel, il “tenore di sempre” Kurt Equiluz ed il bassso Robert Holl registrò la sua prima versione del Requiem.

Detto che i solisti sono tutti molto bravi e con delle voci molto belle (correttamente angelica la Yakar) e che Equiluz anche qui ha il suono al quale ci ha abituati nel ciclo delle Cantate, delle Passioni e degli Oratori bachiani sempre con Harnoncourt, con anche quel modo di emettere il suono in “forte” già all’attacco,  così caratteristico e rinonoscibile, quel che colpisce in questa esecuzione è la tensione che, tramite un’accentazione dinamica portata quasi all’esasperazione, dà un senso di disperazione, certo di terrore per il passaggio dalla vita terrena a quella, ignota, dell’Aldilà.

Sin dall’attacco del Requiem Aeterna questa senzasione di paura è presente, per giungere tale e quale al Lachrimosa (bellissimo, quasi lacerante). La cosiddettà seconda parte, ovvero quella portata a compimento dall’allievo di Mozart Franz Sussmayr e che si dice parta con il Sanctus, ha un’aria parecchio diversa: non so, ma più ascolto la direzione di Harrno e più mi par di sentirgli dire “ecco, dopo il Lachrimosa si dice che Mozart sia morto. La  paura di Mozart è finita e ora Sussmair è un’altra persona, con una diversa concezione della morte e quindi cambio registro”.

Io sono maleducato, lo dico smpre. Quando assisto al Requiem di Mozart, forse complici anche le immagini del film di Foreman, con il Genio Mozart gettato in fossa comune, quasi la sua genialità fosse stata incompresa dai suoi coevi, mi alzo dopo il Lachrimosa e lascio la sala. Ognuno ha le sue piccole manie ed una delle mie è proprio questa.

La registrazione la si trova, non senza quale difficoltà, nell’originale vinile di Telefunken e riversata in CD nel catalogo mid-price della Elatus. Metto entrambe le foto, cosicché non si confonda questa esecuzione con altre successive di Harnoncourt che però non mi paiono mantenere la tensione emotiva che ha questa, che rappresenta proprio una diversa visione rispetto ai vari Gardiner, Hogwood ecc per i baroqueux o Karajan, Celibidace, Davies o Bernstein per i moderni.

Visto che il blog si chiama Hi-Fi e Musica, un accenno anche alla tecnica che è valida, con solo quale effetto di spostamento di alcuni elementi che saltuariamente prendono il sopravvento.

Un cordiale saluto

Domenico

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