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Solo … tra sessantamila! 3 giugno 2013, Bruce Springsteen a Milano

Solo. Mi sono sentito solo. Eppure eravamo in sessantamila. Ma forse ho voluto sentirmi solo.
Capita spesso, quando si vivono sensazioni importanti, di sentirsi soli anche se intorno a noi c’è il mondo intero. E ieri sera, a San Siro, al concerto del “Boss”, al secolo Bruce Springsteen, solo mi sono sentito davvero.
Solo perché davanti a chi ti sa regalare tre ore e mezzo di spettacolo di tale qualità, non vedi più chi ti sta intorno. 
Solo perché da ex musico, quando vedo altri che suonano e a quei livelli, tendo ad aguzzare tutti i sensi per godere appieno dello spettacolo, al punto di non capire più chi c’è e chi non c’è al mio fianco. 
Solo perché le emozioni profonde non le so manifestare e già l’applauso mi sembra troppo, mentre gli altri applaudono, cantano, ballano.
Ma è difficile spiegare a parole cosa si provi durante un concerto come quello di ieri sera. Molto difficile. Ad ogni concerto, sia di musica moderna, sia di musica dei tempi passati, mi si rinnovano mille ricordi; la preparazione, le cosiddette prove; a volte estenuanti. I momenti prima di esibirsi, con le classiche verifiche del caso, del tipo “dunque, ho tutto con me? Le partiture? Un fazzoletto? Gli occhiali?” e poi l’emozione dell’uscita davanti al pubblico, quando il battito cardiaco ti accelera al punto tale da farti mancare il fiato. Poi bastano tre note e ci si calma e si va avanti sino alla fine del programma.
Solo che nei programmi di musica classica il pubblico non partecipa, se non emotivamente, ma resta muto e silenzioso sino alla fine. 
Ieri sera il Boss ha trascinato la folla; e più la folla si faceva trascinare, più lui affondava il piede sull’acceleratore. 
Tre ore e mezza volate in un attimo. 
Dopo una prima parte, con brani tratti da sue opere più recenti, il Boss ha ricordato che la sua prima volta a Milano fu nel 1985, per “Born In The USA”; e lì è partito l’annuncio “ora vi suoniamo tutti i brani di quel disco”. 
L’esplosione del pubblico è stata incredibile; un boato che è riuscito a scuotere anche me, che pure sono generalmente piuttosto tetragono ad ogni manifestazione pubblica di entusiasmo. 
Trascinatore il Boss, con un gruppo di trascinatori che pure si divertono; la E-Street Band. Ma li comprendo; non esiste nulla di più energizzante del vedere un pubblico che ti risponde, che canta intere strofe al tuo posto, che conosce a memoria tutte le tue canzoni, che apprezza quel che fai. E il Boss questo lo sa benissimo.
Una promessa. Caro Bruce, quando torni in Italia (visto che ti piace tanto, come hai detto ieri sera) sarò tra i primi a comprare il biglietto. D’altro canto, tu m’insegni,  non si vive di solo Bach!
Domenico

Solo … tra sessantamila! 3 giugno 2013, Bruce Springsteen a Milano

Solo. Mi sono sentito solo. Eppure eravamo in sessantamila. Ma forse ho voluto sentirmi solo.
Capita spesso, quando si vivono sensazioni importanti, di sentirsi soli anche se intorno a noi c’è il mondo intero. E ieri sera, a San Siro, al concerto del “Boss”, al secolo Bruce Springsteen, solo mi sono sentito davvero.
Solo perché davanti a chi ti sa regalare tre ore e mezzo di spettacolo di tale qualità, non vedi più chi ti sta intorno. 
Solo perché da ex musico, quando vedo altri che suonano e a quei livelli, tendo ad aguzzare tutti i sensi per godere appieno dello spettacolo, al punto di non capire più chi c’è e chi non c’è al mio fianco. 
Solo perché le emozioni profonde non le so manifestare e già l’applauso mi sembra troppo, mentre gli altri applaudono, cantano, ballano.
Ma è difficile spiegare a parole cosa si provi durante un concerto come quello di ieri sera. Molto difficile. Ad ogni concerto, sia di musica moderna, sia di musica dei tempi passati, mi si rinnovano mille ricordi; la preparazione, le cosiddette prove; a volte estenuanti. I momenti prima di esibirsi, con le classiche verifiche del caso, del tipo “dunque, ho tutto con me? Le partiture? Un fazzoletto? Gli occhiali?” e poi l’emozione dell’uscita davanti al pubblico, quando il battito cardiaco ti accelera al punto tale da farti mancare il fiato. Poi bastano tre note e ci si calma e si va avanti sino alla fine del programma.
Solo che nei programmi di musica classica il pubblico non partecipa, se non emotivamente, ma resta muto e silenzioso sino alla fine. 
Ieri sera il Boss ha trascinato la folla; e più la folla si faceva trascinare, più lui affondava il piede sull’acceleratore. 
Tre ore e mezza volate in un attimo. 
Dopo una prima parte, con brani tratti da sue opere più recenti, il Boss ha ricordato che la sua prima volta a Milano fu nel 1985, per “Born In The USA”; e lì è partito l’annuncio “ora vi suoniamo tutti i brani di quel disco”. 
L’esplosione del pubblico è stata incredibile; un boato che è riuscito a scuotere anche me, che pure sono generalmente piuttosto tetragono ad ogni manifestazione pubblica di entusiasmo. 
Trascinatore il Boss, con un gruppo di trascinatori che pure si divertono; la E-Street Band. Ma li comprendo; non esiste nulla di più energizzante del vedere un pubblico che ti risponde, che canta intere strofe al tuo posto, che conosce a memoria tutte le tue canzoni, che apprezza quel che fai. E il Boss questo lo sa benissimo.
Una promessa. Caro Bruce, quando torni in Italia (visto che ti piace tanto, come hai detto ieri sera) sarò tra i primi a comprare il biglietto. D’altro canto, tu m’insegni,  non si vive di solo Bach!
Domenico

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